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Paura dei botti di Capodanno negli animali: perché il Biofeedback può essere un valido alleato

  • Immagine del redattore: Francesca Agabio
    Francesca Agabio
  • 4 dic
  • Tempo di lettura: 4 min

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La notte di Capodanno rappresenta per molti animali domestici un momento di forte stress. I fuochi d’artificio generano stimoli acustici improvvisi, intensi e privi di prevedibilità, capaci di innescare una risposta di allarme analoga a quella riservata a una minaccia reale. L’attivazione del sistema nervoso simpatico, con rilascio di adrenalina e cortisolo, produce alterazioni comportamentali e fisiologiche che variano a seconda della specie: nel cane predominano tremori, agitazione motoria e tentativi di fuga; nel gatto si osservano spesso immobilità prolungata, ritiro e disturbi della routine; nel cavallo la reattività può tradursi in panico, movimenti disorganizzati e rischio di autolesione.

Queste manifestazioni non sono semplici reazioni acute: riflettono la difficoltà del sistema limbico nel contestualizzare un rumore così intenso e improvviso, soprattutto quando non è possibile anticiparlo.

 La prevenzione diventa quindi fondamentale e si costruisce nelle settimane precedenti attraverso la modulazione del sistema nervoso autonomo, la creazione di un ambiente stabile e il supporto di tecniche specifiche come il biofeedback.



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Il ruolo del biofeedback nella modulazione della risposta allo stress

 

Il biofeedback rappresenta uno strumento avanzato nella gestione delle reazioni da rumore perché non si limita a intervenire sul sintomo, ma agisce sui meccanismi di regolazione profonda del sistema nervoso autonomo. Attraverso sistemi come Genius Insight ed Eductor è possibile rilevare schemi di disregolazione energetica e modulare le incoerenze che coinvolgono asse limbico, neurotrasmettitori e meridiani.

Nelle settimane che precedono il Capodanno, il trattamento ha come obiettivo la riduzione dell’iperattività simpatica e il rafforzamento del tono vagale. Il lavoro riguarda neurotrasmettitori come GABA e serotonina, fondamentali per l’inibizione degli stati di allerta; meridiani come Rene, Cuore e Pericardio, frequentemente coinvolti nella reattività emotiva; e memorie energetico-traumatiche che possono riattivarsi alla presenza di stimoli acustici intensi. Questo intervento progressivo aumenta la resilienza dell’animale e migliora la sua capacità di recupero dopo l’esposizione ai rumori.

È essenziale sottolineare che una singola sessione non è sufficiente a modificare stabilmente gli schemi autonomici. Il sistema nervoso richiede un processo graduale di rieducazione, e per questo motivo è necessario iniziare i trattamenti con settimane di anticipo, affinché la modulazione della reattività si consolidi nel tempo. Arrivare al 31 dicembre con un solo trattamento significa agire su un sistema già predisposto all’allerta, limitando l’efficacia dell’intervento.



Il meccanismo di ricompensa su cui si basa il biofeedback


Uno degli aspetti più interessanti del biofeedback è il suo funzionamento basato su un vero e proprio meccanismo di ricompensa neurofisiologica. Quando il sistema nervoso riceve stimoli correttivi e raggiunge uno stato di maggiore coerenza – caratterizzato da un ritmo cardiaco più stabile, da un aumento della variabilità cardiaca, da una riduzione dell’attività limbica e da un miglioramento del tono vagale – il corpo attiva circuiti di benessere che coinvolgono serotonina, endorfine e neurotrasmettitori inibitori come il GABA.

Questa condizione rappresenta una ricompensa biologica: il sistema nervoso riconosce lo stato di equilibrio come più vantaggioso dal punto di vista energetico ed emotivo e tende a replicarlo. L’apprendimento autonomico che ne deriva permette all’animale di riprodurre spontaneamente, nel tempo, risposte più stabili anche in presenza di stimoli stressanti. Proprio per questo il biofeedback ha effetti cumulativi: ogni sessione rafforza la precedente e contribuisce alla costruzione di nuovi pattern di regolazione interna.

In vista dei botti di Capodanno, questo meccanismo di ricompensa si traduce in una maggiore capacità di gestire l’impatto acustico, una riduzione della durata e dell’intensità della risposta da paura e un ritorno più rapido alla condizione di omeostasi. La progressività del percorso permette inoltre di prevenire la cronicizzazione di risposte fobiche e di sostenere il recupero nei giorni successivi all’esposizione ai rumori.



Conclusioni

La paura dei botti è un fenomeno complesso che coinvolge dinamiche neurofisiologiche, emozionali e ambientali. Una gestione efficace richiede tempo, preparazione e interventi mirati basati su un approccio integrato. Il biofeedback si inserisce in questo contesto come un metodo non invasivo capace di modulare in profondità il sistema nervoso autonomo, attivare processi di apprendimento positivo e potenziare la resilienza dell’animale.

Iniziare i trattamenti già in questo periodo permette di costruire gradualmente nuovi pattern di stabilità interna e di arrivare alla notte di Capodanno con un sistema più equilibrato, meno reattivo e meglio preparato a gestire l’impatto emotivo dei botti. Un percorso programmato migliora significativamente il benessere del cane, del gatto e del cavallo, contribuendo a ridurre il carico di stress e prevenendo la comparsa di reazioni fobiche persistenti.


E' possibile creare programmi personalizzati di rilassamento da inviare come frequenze sonore durante tutta lunga notte attraverso un’applicazione collegata al sistema Genius Insight che si chiama Quanta Capsula, scaricabile sul vostro smartphone o iPad/tablet.


Oppure sulla base dei test di biorisonanza prescrivere una formulazione di essenze floreali o altri rimedi che siano sinergici con la matrice energetica del soggetto.




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